Cultura e Tradizione

  

ROCCHETTA

 Il centro storico occupa completamente la cresta della collina che la ospita, con una forma urbana tipica delle città medievali con il castello che domina la valle e l’edificato. Essa presenta una caratteristica planimetria che associa in maniera singolare due distinte porzioni: la prima, più antica, di epoca alto medioevale influenzata da modelli orientali a forma concentrico radiale, la seconda, sviluppatasi successivamente, a forma di fuso lineare. Le due parti di città si fronteggiano una sulla parte sud e l’altra sulla parte nord del pianoro posto al vertice dell’altura e tutto l’edificato si adatta all’ andamento irregolare del suolo, non seguendo uno schema fisso. Uno schema focalizzato e avvolgente, dove la viabilità principale composta da due strade concentriche intorno al punto sommitale, mostra un andamento a spirale e si collega ai vari livelli tramite ripidi e stretti vicoli o scalinate.

 

Vedute panoramiche di Rocchetta 

 

I vicoli del borgo di Rocchetta

 

Il borgo

 

Il Castello medievale

 

Risale all’epoca delle incursioni Saracene intorno al IX sec. d.C., realizzato sulla “Rocchetta”, costituì rifugio obbligato anche per i contadini  di Giano come per quelli insediati nelle masserie della valle di Assano. Queste rocche erano organismi a carattere difensivo, ubicati in punti strategici,  in posizione collinare o di crinale, a difesa del feudo. Esse erano costituite da tre elementi essenziali: un recinto fortificato di forma irregolare, una torre disposta in genere in prossimità della porta di accesso ed un edificio con funzione di ricovero e magazzino. Negli anni che seguirono, Rocchetta e Croce divenne feudo dei Vescovi di Calvi, data la posizione del luogo, i Vescovi trasformarono il Castello in una specie di Eremo, luogo di ritiro e di preghiere.

 

La chiesa parrocchiale dell’Annunziata

 

Edificata nel XV secolo, la facciata, disposta su due ordini, presenta un portale riquadrato da lesene con semicolonne, sormontato da cornice con affresco dell' Annunciazione. L'interno, costituito da un' aula con volta a botte lunettata, conserva nell'altare maggiore un' Annunciazione datata 1800.  L'interno è un susseguirsi di affreschi raffiguranti la Madonna dell'Annunziata ed altre figure sacre. La chiesa ha un'ampiezza di circa 250 mq; è costituita dall'altare maggiore, alle cui spalle è posta  la sacrestia, il presbiterio e la navata centrale per la raccolta dei fedeli. Dietro l'altare si può notare un affresco settecentesco dell'Annunziata che ha dato il nome alla chiesa stessa. Sotto il cornicione interno si legge una scritta in latino "Ecce tabernaculum dei cum hominibus".

 

La chiasa dell'Annunziata

 

I percorsi storici

 

Trebula Balliensis, antica via lastricata sorretta da mura pseudo poligonali, che rasentando l’attuale cimitero giunge al valico di Santella e a Croce. Nei pressi è conservata una vasca di trachite probabilmente proveniente da un impianto produttivo di età romana, la via prosegue in direzione di Formicola e di Tregua. Era questo il percorso più breve ed agevole tra le città di Trebula e Teanum. scendendo da Rocchetta ad Assano.  La strada è larga da 1,5 a 2 m, sostenuta a valle e protette a monte da mura pseudo poligonali, alte  un paio di metri, lastricate con scaglioni di calcare,  munite in qualche caso di cunette, anch’esse lastricate, per lo sgrondo delle acque.

Lungo il passo di Rocchetta è ben visibile una strada lastricata, che arriva, a sud, fino a Calvi Vecchia, lambendo le mura poligonali di una villa rustica in località Castelluecio, tra località Ciataniti e Loreto.

Un’altra via antica da Rocchetta conduceva a Giano, come è testimoniato dalla presenza della villa romana detta Castelluccio delle Morelle, in ottima posizione panoramica, sopra località Ciataniti. Oltre le mura restano i lati ovest e sud della basis vilIae in opera quadrata. Affiorano tegoloni, resti di mattoncini per opus spicatum, frammenti di impasto, di coppe a vernice nera e di ceramica aretina.

 

Lastricato epoca romana

 

CROCE

Eremo di San Salvatore

Quasi inaccessibile, a quota 857 m s.l.m. sorge il monastero maschile di San Salvatore de monte Caprario, dipendenza dell'abbazia di San Salvatore Telesino. Nella relazione ad limina del Vescovo di Calvi del 1593 il monastero viene nominato come abbazia benedettina sita in Croce. Tuttora la Chiesa del S.Salvatore non solo esiste ma è anche meta di pellegrinaggi e oggetto di particolare devozione da parte delle popolazioni dei paesi del Monte Maggiore. La facciata subì delle modifiche:la porta fu spostata dal centro verso destra, e ciò forse a causa di un terremoto devastante che avvenne in età aragonese. Ciò avrebbe portato dunque al crollo della facciata originale ed al crollo del monastero vero e proprio situato al piano superiore, di cui sopravvive il vano Sud ora sottotetto. Il monastero è sospeso per tre lati sul vuoto e l'unico varco è un passaggio ad Ovest guardato da un muro di cinta robusto qualche metro: ciò fa di san Salvatore un monastero-fortezza, ovvero munito di sistemi di difesa per proteggere la comunità monastica ed i suoi beni dagli assalti durante tempi difficili.

 

 

Vista Eramo di San Salvatore

 

VAL D’ASSANO

Ponte Romano,

Il monumento conservato in buona parte di in epoca preromana, il ponte consentiva di superare una piccola valle erosiva che raccoglie le acque che scaturiscono dal versante occidentale del Monte Maggiore, il Savone che in passato possedeva una portata molto maggiore di quella attuale, nella cartografia storica viene indicato come fiume, mentre oggi viene considerato solo un torrente.

La costruzione del ponte riconducibile ad un periodo successivo alla terza guerra sannitica (298-290 a.C.) quando il potere e l’egemonia romana in Campania settentrionale furono definitivamente consolidati e fu quindi, possibile stabilire con sicurezza una via di collegamento con l’entroterra a N/E. Il ponte composto da quattro arcate a tutto sesto di ampiezza ed altezza diseguale, con uno spessore dei piedritti di sostegno delle arcate è anch’esso variabile. Le dimensioni del monumento oscillano tra m. 8.50 e 8.70 di larghezza, dimensioni davvero sovrabbondanti per un ponte realizzato a servizio di un asse stradale di media importanza nel mondo romano. Durante il Medioevo tale asse stradale aveva probabilmente permesso lo svilupparsi dei centri fortificati di Riardo, Pietramelara e Roccaromana. Il ponte rimane a testimonianza dell’antico percorso stradale in un’area ricca di rinomate sorgenti termali, rappresentando senza dubbio uno degli esempi meglio conservati di ponti romani in Campania. I piloni e i quattro archivolti in pietra sono sostanzialmente integri tranne alcuni conci in dissesto a causa degli apparati radicali della folta vegetazione spontanea. Sia nei setti andatori delle spalle del ponte sia nelle murature ai fianchi delle quattro arcate ricorrono i caratteristici fori d’andito, necessari per la realizzazione delle incastellature lignee predisposte nella fase costruttiva.

 Gli otto archivolti estradossati che collegano i tre piloni tra loro e con le due spalle del ponte sono realizzati mediante conci di travertino. In lastre di travertino sono realizzati i risvolti angolari delle due spallette e dei tre piloni sorreggenti le quattro arcate, dei quali non è possibile leggere la configurazione delle facce esterne in quanto completamente interrati. La pavimentazione stradale, probabilmente diversa da quella originaria è realizzata con elementi calcarei di medie dimensioni come si evince dal rinvenimento di un piccolo tratto superstite.

 

 

Ponte Romano

 

Lavatoi & Fontane

Questi luoghi sono caratterizzati da una forte ruralità, in grado di trasmettere  quella che era la vita rurale degli abitanti di Rocchetta e Croce. Il pozzo o la fontana si caratterizzavano da una duplice funzione, di abbeveratoio e lavatoio, monumenti della ruralità, di un tempo trascorso i quali rappresentavano i simboli e i luoghi delle attività e della vita del paese. Queste elementi  che hanno dettato le abitudini e i ritmi della vita a Rocchetta e Croce sono stati opportunamente restaurati e recuperati, al fine di mantenere quella valenza ambientale e rurale che caratterizzano il patrimonio culturale e naturale del territorio.

 

Lavatoi

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